Resilienza. Azioni e strategie.
Una riflessione sulla capacità di sviluppare resilienza. Seguo queste indicazioni, sia nella professione (sono spesso a contatto con situazioni che ne richiedono la capacità di sviluppo e l’uso) sia nella mia vita personale (anche recentemente ho avuto bisogno di attivare delle risorse interiori in questa direzione).
Costruire resilienza non vuol dire parlare di tecniche e di strumenti. La resilienza si sviluppa in contesto e in situazioni specifiche. Non esistono formule magiche, soluzioni che vadano bene in generale e applicabili ai diversi eventi o circostanze in cui ci si viene a trovare. Il pensiero e la riflessione scientifica non si ricollegano a questa prospettiva. Questo, però, non esclude che si possano definire alcune strategie e modalità per promuovere una riorganizzazione positiva. E si inizia sin da bambini.
Bisogna distinguere due aspetti fondamentali:
- le azioni che possono facilitare la capacità o il processo di resilienza che precedono il momento in cui ci si dovesse trovare a vivere una situazione di crisi e a sviluppare la capacità di far fronte, resistere, costruire e riorganizzare; quindi, i comportamenti, gli strumenti, le modalità, gli atteggiamenti che genitori ed educatori possono mettere in azione per contribuire a uno sviluppo positivo e, dunque, alla capacità di riorganizzarsi di fronte a un evento potenzialmente traumatico;
- le strategie che possono favorire la costruzione della resilienza nel momento in cui si vive una situazione di svantaggio, che nella letteratura scientifica viene definita come “resilienza strutturale” (come ad esempio una condizione socioeconomica precaria, l’assenza di risorse nel territorio di appartenenza) o a causa di una situazione improvvisa, definita “resilienza congiunturale”.
I due aspetti sono correlati e interconnessi, non si possono disgiungere ma neanche considerare uguali. Gli studi scientifici fatti su questo aspetto hanno messo in evidenza che è possibile attivare molteplici esperienze che possono in generale favorire in un bambino uno sviluppo positivo. Sotto questo aspetto, i due punti (1 e 2) sono correlati ma disgiunti. Inoltre, non è certo che un bambino cresciuto in un ambiente socialmente riconosciuto come positivo, di fronte a dure prove, sviluppi resilienza. Così come non è detto il contrario.
Secondo Boris Cyrulnik, significa percorrere un lungo cammino che si sviluppa in tre grandi aree:
- l’acquisizione di risorse interne che si sviluppano nei primi mesi di vita
- il tipo di aggressione, di mancanza, di ferita e soprattutto il significato che questa assume nel contesto culturale del bambino
- gli incontri, le possibilità di dialogo e di azione-sperimentazione (come le attività educative), di ri-significazione, di ri-narrazione.
Gli studiosi che lavorano sulla resilienza parlano di essa al plurale per descrivere l’insieme di risorse e di forze interne alla persona e hanno identificato 7 elementi che si sviluppano in modo differente fra i bambini, gli adolescenti e gli adulti:
- Assunzione di consapevolezza: corrisponde alla capacità di identificare i problemi, le risorse e a ricercare soluzioni personali e per gli altri ponendo attenzione ai segnali ricevuti dal contesto
- L’indipendenza: basata sulla capacità di stabilire dei limiti, dei confini tra se stessi e le persone vicine,. di prendere le distanze da ciò che manipola e di interrompere relazioni negative
- Relazioni: lo sviluppo di relazioni soddisfacenti con gli altri, la capacità di scegliere degli interlocutori positivi (marito, compagno, amici, ecc.)
- L’iniziativa: che permette di controllarsi e di dominare il proprio ambiente e di trovare piacere nello svolgere attività costruttive
- La creatività: che aiuta ad ampliare lo sguardo con cui si osservano i fenomeni, inoltre favorisce la possibilità di rifugiarsi in un mondo immaginario che permette di prendere le distanze dalla sofferenza interiore e di esprimere positivamente le proprie emozioni
- L’humor: che consente di diminuire la tensione interiore e di scoprire la dimensione comica nonostante la tragedia
- L’etica: che guida l’azione nelle scelte positive e negative e favorisce la compassione (intesa come condivisione) e l’aiuto reciproco.
Secondo gli studiosi, queste tappe possono aiutare le persone ad attivare le forze e le risorse al proprio interno permettendo il superamento di problemi e ostacoli che possono sembrare insormontabili.