• About

albablog di antonella cabriolu

~ Parla ora o taci per sempre.

albablog di antonella cabriolu

Archivi Mensili: giugno 2013

La raccoglitrice di sassi.

30 domenica Giu 2013

Posted by albablog in Riflessioni

≈ Lascia un commento

Tag

Grecia, mare degli dei, raccoglitrice di sassi, ritorno a casa, sconfinamento

Come allora, in Grecia, davanti al mare degli dei, raccolgo sassi, come frammenti di vita e ricompongo un disegno.

Capita, a volte, di sconfinare in mondi che non sono i nostri.

E’ inebriante perchè ci si sente come dentro un vortice, un caleidoscopio di emozioni e sensazioni nuove, avvolgenti e spesso, totalizzanti.

Come un’ubriacatura della mente, tutto appare ovattato, colorato, perfettamente sferico, senza spigoli.

I contorni delle cose appaiono sfumati e tutte le cose sembrano diverse ed entusiasmanti.

Ciò che appartiene al vecchio mondo perde significato, ci diventa indifferente, come avvolto in una leggera patina che ne stempera la luce e il colore.

Poi, come quando si apre un sipario e cala il buio in sala, ciò che si nascondeva agli occhi, riacquista luce e torna a palesarsi, riprendendo il suo posto nel nostro cuore e nella nostra mente.

Tutto torna chiaro.

Lo sconfinamento è terminato.

Si torna a casa, un po’ alla volta.

Riapriamo le finestre e facciamo entrare il sole.

E’ tempo di ricominciare.

Immagine

 

Annunci

Share this:

  • Twitter
  • Facebook
  • E-mail
  • LinkedIn
  • Google
  • Pinterest
  • Stampa

Mi piace:

Mi piace Caricamento...

Follia: una riflessione a margine

25 martedì Giu 2013

Posted by albablog in psicologia

≈ Lascia un commento

Tag

follia, parola, poche parole, quelle, riserve indiane, spire

“Follia”, parola polisemantica, ricca  di interpretazioni, di sfaccettature, di approcci e di paure, soprattutto di paure.

Poche parole hanno la capacità di avere su di noi, su di me senza dubbio, un impatto tanto dirompente e tanto inquietante, nonostante ne abbia studiato le teorie e ne abbia analizzato ricerche ed esperimenti.

Fuggo da questo incontro perchè, ogni volta, mi trascina e mi fa precipitare nelle oscure spire del mio inconscio, di tutto quello che vorrei restasse sopito, nascosto e non dichiarato.

La follia rappresenta lo scardinamento delle mie certezze, della mia costruzione di trame relazionali, socialmente accettate e accettabili, del mio conformismo.

Ma qual è la follia che mi spaventa? La follia degli stereotipi più comunemente diffusi, la follia degli emarginati o la follia di chi solo non vuole uniformarsi?

Forse, quella che mi impaurisce di più, quella che mi crea il disagio maggiore è la follia intesa come incapacità di accettare le regole, di darsene e di seguirle, di rifiutare l’omologazione e la costrizione di schemi imposti e accettati dalla nostra cultura, dal nostro perbenismo.

E’ la paura di sapere che il folle non è diverso da me, è biologicamente come me, ha le mie stesse strutture mentali e quel folle è anche lo specchio di me stesso.

Noi siamo anche gli altri, pur nella nostra irriducibile unicità e noi non siamo meglio di lui.

Mi pone degli interrogativi su me stesso ed è quindi più comodo e facile pensare che il folle fa parte di una categoria a parte, una di quelle “riserve indiane” grazie alle quali ci formiamo le nostre difese, ci costruiamo le nostre certezze e creiamo la nostra collocazione nel mondo.

Ma chi è, per me, il folle?

E’ folle chi cambia i canoni della relazione, chi “osa” toccarmi, avvicinarsi troppo a me, sovvertendo le regole spaziali comunemente ritenute accettabili, chi non rispetta i turni della conversazione, chi mi risponde in modo non pertinente e codificato, chi si permette di ridere di me e del mio perbenismo e della mia rigidità, chi ride quando è “richiesto” di essere tristi e che invece non ride al nostro umorismo ma ne ha uno tutto suo, personale, poco in sintonia con il mio, con il nostro.

In base a tutto questo, quanti folli conosco? A ben guardare, non tanti ma un certo numero, sì e non credo che abbiano niente a che fare con i “malati mentali” di cui si parla in psichiatria.

E se fossero veramente malati, perchè nessuno di loro ricorre a cure per guarire questa patologia?

Allora, il folle si annida in seno a noi, è tra noi e questo scatena la paura, ci fa correre ai ripari: usiamo lo stigma per difenderci, per allontanare da noi lo spettro della follia.

Dopo Basaglia che ha tolto dal ghetto dei manicomi i malati di mente, cosa è cambiato nella società dei cosiddetti “sani”, quali bubboni sociali sono stati quei malati, quanto hanno distrutto del tessuto sociale nel quale sono stati inseriti?

Credo si possa affermare quanto poco pericolosi, strani, “brutti e cattivi” siano le persone con patologie mentali; il danno maggiore della loro infermità ricade essenzialmente su loro stessi.

Allora, perchè fantasmi, immagini negative dei peggiori fatti di cronaca vengono associati tutti alla pazzia e se ciò fosse vero, non ci sarebbe la necessità di effettuare indagine psichiatriche per confermare o escludere l’incapacità di intendere e di volere dei soggetti coinvolti.

Significa che la pazzia ha delle caratteristiche peculiari che non giustificano e non spiegano tutti i comportamenti anomali, finanche quelli delittuosi.

Mi va di intendere anche la follia come una grande fuga, come un rifugio, un allontanamento da una vita, da una situazione fortemente, insostenibilmente dolorosa che non si riesce a fronteggiare e ad accettare.

Come un cercare una dimensione in cui la vita sia più semplice, meno soggetta a regole e restrizioni.

Come un lungo viaggio fuori da noi stessi, non per un breve attimo, come quelle che possiamo concederci quando incontriamo situazioni di “eccellenza” in cui siamo completamente liberi di “essere” ma un evadere a tempo indeterminato, con il biglietto di sola andata, senza sapere se ci aspetta una stazione di arrivo o se sarà un perdersi infinito senza ritorno.

75239_335691526501108_1523173038_n

Share this:

  • Twitter
  • Facebook
  • E-mail
  • LinkedIn
  • Google
  • Pinterest
  • Stampa

Mi piace:

Mi piace Caricamento...

Intelligenza collettiva ed economia del “noi”

24 lunedì Giu 2013

Posted by albablog in comunicazione, psicologia

≈ Lascia un commento

Tag

fenomenologia del "mi piace", Intelligenza collettiva, mi piace, social network

“Condividi”.

Non un semplice pulsante di un social network ma una nuova modalità di partecipazione che permette di creare una nuova forma di intelligenza.

Niente a che vedere con l’omologazione e l’isomorfismo intellettuale, ma un modo diverso di aggregazione tra le persone e le intelligenze. Un’intelligenza che si arricchisce del sapere di ognuno per farlo diventare patrimonio comune e per diffondere buoni (a volte cattivi, cattivissimi) pensieri.

Buoni non nel senso di buonismo ma buoni come stimoli per pensare, discutere, crescere.

Un’intelligenza che, come la cultura, permea tutto il tessuto sociale e porta un’evoluzione intellettuale, certo possibile anche a livello individuale ma molto più utile se diventa di tutti e per tutti.

Il nostro modo di conoscere, la nostra mente, non funziona in senso lineare. Ogni nodo del sapere innesca un meccanismo di ramificazione che, basandosi su una ristrutturazione di tutto l’assetto cognitivo, permette alla nostra struttura conoscitiva di ri-modellarsi e di ri-definirsi verso una struttura più composita e quindi più ricca.

La tecnologia è un valido aiuto in questo senso. Per questo, non dobbiamo temerla ma dobbiamo usarla e padroneggiarla in modo che sia proficua.

Ogni cosa che avviene va guardata con interesse, non dobbiamo farci spaventare da ciò che ci è sconosciuto e che ci appare come un ostacolo insormontabile.

La tecnologia e l’innovazione sono il motore del mondo, ne rappresentano lo strumento principe per la crescita.

Certo, nel rispetto della salvaguardia di tutti e con i dovuti distinguo, senza farne un fine ma usandolo con intelligenza e lungimiranza.

Senza paura ma anche senza lasciarsi travolgere.

934023_10152776040705331_2070372315_n

Share this:

  • Twitter
  • Facebook
  • E-mail
  • LinkedIn
  • Google
  • Pinterest
  • Stampa

Mi piace:

Mi piace Caricamento...

Perchè posso dire “no”.

09 domenica Giu 2013

Posted by albablog in coaching, comunicazione, psicologia

≈ Lascia un commento

Tag

Assertività, comunicazione assertiva, diritto di dire no, Emmons, manipolazione

La nostra educazione tradizionale e le regole sociali spesso scoraggiano l‘assertività.

Una buona educazione è necessaria, sia chiaro, ma alcune norme e convenzioni sociali, se ricevute in forma autoritaria e pressante, possono causare danni alla personalità dell’individuo, portandolo a sentirsi inferiore e con scarsa volontà di cambiamento.

Già in famiglia si sente dire, quando un bambino vuole  far valere le proprie ragioni: “I bambini devono stare zitti” e frasi simili.

A scuola i più “bravi” sono gli alunni silenziosi, quelli che non mettono in discussione l’autorità.

Alcune di queste tendenze, fortunatamente, oggi sono cambiate ma, come afferma lo psicologo R. Emmons:

“Ancora oggi c’è la necessità di un maggiore riconoscimento delle affermazioni di ciascun individuo, del diritto di espressione di sè senza timori o senso di colpa, del diritto di dissentire, del contributo unico e irripetibile che può provenire da ciascuno di noi”.

Il modello non assertivo che si sta diffondendo si basa sulla necessità di essere aggressivi, e i media lo veicolano molto bene, di vincere sugli altri e di difendersi dagli altri.

Ciò che conta è, per questo modello, la nostra immagine esteriore e si arriva alla divisione delle persone in due macro gruppi: chi sta in posizione “top” e chi sta in quella “down”.

La difficoltà sta nel trovare un giusto equilibrio tra il sacrificio di sè e la tendenza all’individualismo, tra i propri diritti e quelli degli altri.

Ovviamente, tutti i diritti comportano dei doveri e delle responsabilità, tra cui quella di rispettare i diritti altrui, riconoscendoli importanti come i nostri.

Il diritto fondamentale che sta alla base degli altri è quello di dire “No” senza farsi schiacciare dal senso di colpa ed è quello che avviene quando si vogliono esprimere i propri sentimenti e le proprie convinzioni.

Ma ogni volta che noi parliamo, e pensiamo, in modo assertivo dobbiamo sapere che attraverso l’espressione giusta di quello che vogliamo veramente, non stiamo facendo un danno agli altri nè stiamo attentando alla sua libertà.

Ogni volta che ci esprimiamo in modo assertivo e in modo chiaro stiamo dimostrando rispetto per l’altro, oltre che per sè.

Se la persona che abbiamo di fronte si risente, non dobbiamo preoccuparci: il problema è suo poichè dimostra una soglia di suscettibilità basso o un bisogno di manipolare.

Ecco una lista di diritti assertivi (da “L’assertività” di E. Giusti e  A. Testi, Ed. Sovera):

  • diritto di giudicare il proprio comportamento, i propri pensieri e assumersene la responsabilità accettandone le conseguenze;
  • diritto di non offrire ragioni o scuse a giustificazione del proprio comportamento;
  • diritto di valutare se ci si vuole assumere la responsabilità di trovare soluzioni ai problemi degli altri;
  • diritto di cambiare il proprio modo di pensare;
  • diritto di sbagliare e di assumersene la responsabilità;
  • diritto di essere indipendenti dalla benevolenza degli altri quando si deve tener loro testa;
  • diritto di essere illogici nel prendere decisioni;
  • diritto di dire “non so”;
  • diritto di dire “non capisco”;
  • diritto di dire “non mi interessa”;
  • diritto di essere trattato con rispetto, qualunque sia il proprio ruolo o status;
  • diritto di affermare i propri bisogni e di esprimere i propri desideri;
  • diritto di definire i propri limiti, seguire i propri bisogni e dire “no”;
  • diritto di esprimere le proprie opinioni;
  • diritto di sostenere i propri valori;
  • diritto di essere ascoltati;
  • diritto di stabilire e perseguire i propri obiettivi, di soddisfare le proprie aspettative e di non accettare obiettivi e aspettative stabiliti per sè da altri;
  • diritto di fare richieste a un’altra persona dal momento che le si riconosce l’identico diritto di rifiutare;
  • diritto di attuare i propri diritti.

Bisogna liberarsi dalla schiavitù dettata dal “bisogna essere amati da tutti” e, a volte, il comportamento assertivo viene considerata un modo in cui si rischia la disapprovazione degli altri, cosa inaccettabile per molti di noi.

I nostri e gli altrui diritti hanno come assunto di base che noi siamo responsabili di ciò che siamo e di ciò che  facciamo:

“nessuno può manipolare le nostre emozioni o il nostro comportamento se noi non gli permettiamo di farlo”.

581456_418627774850929_1996010241_n.jpg

Share this:

  • Twitter
  • Facebook
  • E-mail
  • LinkedIn
  • Google
  • Pinterest
  • Stampa

Mi piace:

Mi piace Caricamento...

Stress: motivante e positivo

03 lunedì Giu 2013

Posted by albablog in coaching, psicologia

≈ Lascia un commento

Tag

eustress, stress, stress motivante

Stress, motivante e positivo.

 

Parlare di stress  rimanda sempre a qualcosa di negativo ma non sempre le emozioni ad esso associate sono portatrici di un disagio psicologico.

Quotidianamente parlo con persone che si dicono stressate, e che non riescono a gestire in modo positivo le loro giornate, sia in campo lavorativo sia in quello personale. Accusano malesseri e disagio psichico.

Alcuni studiosi, primo tra tutti Hans Selye, fisiologo e padre della teoria dello stress, parlano di due forme di stress:

eustress (dal greco “eu” che significa bene) come  esperienza e attivazione che fa bene

dystress che è un’esperienza spiacevole che genera malesseri e patologie.

Facciamo un esempio: lavorare molto facendo un’attività gratificante è senza dubbio un’esperienza “eu-forizzante”: siamo stanchi ma soddisfatti.

Si può, invece, lavorare meno ed essere insoddisfatti perchè il lavoro non ci gratifica.

La psicologa S. Kobasa ha studiato una serie di soggetti definendoli “stressati ma sani” coloro che nel proprio lavoro, pur in presenza di situazioni pesanti, rimangono mentalmente e fisicamente sani.

Questi soggetti sono definiti “forti” e sono caratterizzate, in misura elevata, da tre tratti di personalità:

– impegno

– controllo

– gusto per la sfida.

Questi tre tratti, presenti contemporaneamente , permettono di affrontare situazioni di dystress senza impatti significativi sulla salute fisica e mentale.

Vediamo i tre tratti da vicino:

IMPEGNO

E’  la tendenza a lasciarsi coinvolgere, ad andare fino in fondo, a capire le cose. Si è attivi e non ci si fa spaventare dalla fatica. Non si abbandona il campo e le difficoltà sono valutate e affrontate in termini realistici. Ma perchè ci sia impegno, occorre avere degli obiettivi da raggiungere, qualcosa per cui lottare, qualcosa in cui credere oppure ostacoli da superare.

CONTROLLO

Si agisce sapendo di poter esercitare qualche forma di controllo. Si ha fiducia nelle proprie possibilità. E’ necessario intervenire, a seconda delle situazioni, oppure è preferibile prendere tempo, saper rinunciare e aspettare.

GUSTO PER LA SFIDA

E’ la disposizione a considerare come stato naturale della condizione umana il cambiamento, la novità. E’ non cristallizzarsi sulla stabilità. E’ saper vedere il positivo che esiste in un cambiamento che viene accolto come occasione di crescita e incentivo al miglioramento. Le sfide sono considerate stimolanti e non sono viste sempre come minacce. E’ la disposizione a essere aperti e flessibili.

Questi tre tratti, se coltivati, possono far diventare molti stress dei positivi eustress.

Eliminare tutti i motivi di stress non è facile, anzi, direi che è impossibile.

Meglio dunque sviluppare una certa tolleranza ai fattori stressanti, coltivando i tre tratti di personalità indicati e assumendo, per quanto possibile, un’attitudine e una mentalità ludica.

Possiamo provarci!

Immagine

Share this:

  • Twitter
  • Facebook
  • E-mail
  • LinkedIn
  • Google
  • Pinterest
  • Stampa

Mi piace:

Mi piace Caricamento...
Annunci

Iscriviti

  • Articoli (RSS)
  • Commenti (RSS)

Archivi

  • marzo 2017
  • febbraio 2017
  • luglio 2016
  • maggio 2016
  • aprile 2016
  • marzo 2016
  • febbraio 2016
  • gennaio 2016
  • dicembre 2015
  • settembre 2015
  • aprile 2015
  • settembre 2014
  • febbraio 2014
  • gennaio 2014
  • dicembre 2013
  • novembre 2013
  • ottobre 2013
  • luglio 2013
  • giugno 2013
  • maggio 2013

Categorie

  • coaching
  • comunicazione
  • media
  • psicologia
  • Riflessioni
  • tecnologia
  • Uncategorized

Meta

  • Registrati
  • Accedi

Crea un sito o un blog gratuitamente presso WordPress.com.

Annulla
loading Annulla
L'articolo non è stato pubblicato, controlla gli indirizzi e-mail!
Verifica dell'e-mail non riuscita. Riprova.
Ci dispiace, il tuo blog non consente di condividere articoli tramite e-mail.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: